Archive for febbraio, 2023


LA NOSTRA MENTE


La mente è uno strumento incisivo e va riconosciuto come tale proprio per poterla ‘usare’ in modo costruttivo, nel e per il micro e macro cosmo.

Ciò che in essa è ‘contenuto’ viene definito ‘pensiero’: in francese si dice ‘pensée’ in quanto participio passato del verbo pensare. Dunque il pensiero appartiene al passato ed è ‘accumulato nella mente come pietre in un mare’. I pensieri, in tal senso, sono “un accumulo del passato”. Ciò che pensiamo (convinzioni) è ciò che ci è ‘arrivato da fuori’, che ci è stato inserito e si è impregnato in noi, nella nostra mente, crescendo: non è reale, non è il nostro essere, bensì una parte di noi che influenza il nostro percepire.

Il corpo mentale è il filtro delle nostre percezioni, sensazioni, emozioni ed i pensieri lo “intasano”.

Ecco perché la differenza è data da ‘come’ si guarda e non da ‘cosa’ si guarda.

La mente ‘purificata dal pensiero’ e che si sa distinguere dai pensieri stessi, è libera di vivere il suo “interessere” con l’intelligenza Universale, il suo essere essenza nell’Unità, come un colino che entra nell’acqua di una pentola e si riconosce parte di quell’acqua e di quella pentola cosi come se resta su una superficie areata e si riconosce parte di quella superficie areata.

Invece quanto la mente resta attaccata ai pensieri in essa contenuti, si avviano dei meccanismi di falsa percezione, si resta attaccati alla falsa sensazione nel dividere e dividersi, nel bloccare il fluire armonioso della vita, creando il dolore, il dubbio, il dualismo.

Prenderci il tempo di ascoltare cosa pensiamo ci permette di scegliere cosa pensare, come, se e quando.. Valutando le conseguenze potenziali nell’avvalere quel ‘pensiero’ o la scelta di non pensare.

In questo modo, non ci si muove più nel scegliere tra ‘giusto e sbagliato’, bensì considerando le conseguenze che quel ‘pensiero’ e quella scelta può determinare: questo è il vero significato di “diventare e essere RE-SPONS-ABILI” ossia in grado di dare risposte abili in modo da custodire ed onorare la Vita in Toto.

Prenderci il tempo di ascoltare il nostro ‘pensiero’ ci aiuta a riconoscerci come ‘ciò che pensa’, ritrovandoci (finalmente) nello Spirito inteso come “essenza” che è in qualsiasi altra forma-manifestazione di Vita.

lisa sperandio


La pratica di meditazione originale suggerita dal Buddha storico Gautama è

qualche cosa di estremamente semplice, ma si tende a fraintendere ed avverare complicazioni.

Non è affatto facile comprendere la semplicità perché è profonda.

Pur apprezzando una vita semplice, non è affatto facile metterla in atto.

Bisogna prima sapere in che cosa consista, e poi viverla.

Consiste in una semplicità interiore che comporta essere liberi dal condizionamento.

Consiste in una semplicità interiore che comporta l’indipendenza dall’attaccamento, dunque da tutto ciò che si deposita e si “muove” nella mente.

Applicando questa semplice pratica si può “pulire” la mente stessa, distinguendo i suoi prodotti dalla sua natura senza più porre distinzioni tra la sua natura e la natura in toto, senza porre più dualismi e confini in generale, da qui il raggiungimento del “Nirvana”, ossia riconoscersi nel Tutto e parte del Tutto.

È questo quanto ha ripetuto puntuale anche Thich Nhat Hanh, monaco zen, insegnante e poeta e che per aiutarci a comprendere meglio, ha coniato il termine “interessere”, parola nuova e abile per un insegnamento ed una comprensione antica. Lui ci ricordava sempre che l’interessere non è una teoria, è una realtà della quale ognuno di noi può fare esperienza diretta in ogni momento della vita quotidiana proprio con questa pratica di meditazione.

La pratica è anche avviata con il termine Anapana e Vipassana, restando concentrati sul respiro in posizione possibilmente seduta su apposito cuscino, con le gambe incrociate e le braccia appoggiate sulle cosce, restando fermi. Ci si accorgerà che anche il movimento è dovuto all’attaccamento di ciò che nasce e si muove nella mente.

E’ una questione di allenamento per cui come ogni altro allenamento, si applica con costanza e in tempi inizialmente brevi per poi farli durare più a lungo, in modo spontaneo e desiderato, senza sforzo.

Inizialmente può sembrare molto difficile proprio perchè non c’è abitudine alcuna alle cose semplici ne al lasciar andare ciò che arriva e si muove dalla mente.

Quando ci si accorge che ci si sta attaccando al suo prodotto, che può essere un pensiero, un ricordo ecc… si ritorna con amorevolezza alla percezione del respiro che entra ed esce dalle narici, gli occhi restano chiusi in particolare per chi non è avvezzo alla pratica, la bocca anche.

La leggerezza che tale pratica ci può donare con la sua replica costante è di estremo beneficio ovunque fin dalle prime settimane.

Altri generi di meditazione come la recita di mantra, la visualizzazione guidata ecc.. restano comunque delle pratiche di attaccamento che, se pur benefiche nel loro risultato, ostacolano la comprensione e l’esperienza “liberatoria” da tutto ciò che la percezione erronea “di divisione” implica.

RIF. Diravamsa

Nell’immagine:  Thich Nhat Hanh

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Le credenze popolari di “paradiso e inferno” intese come meta raggiungibile dopo la morte, derivano da congetture imposte (a suon di persecuzioni e torture) da imperatori come Giustiniano (553 dC) e da chi come lui ricorreva alla religione come ad uno strumento di controllo politico, un narcotico con cui soggiogare e gestire la massa, arrivando a distorcere dottrine per assicurarsi maggior potere materiale.

Sono sue affermazioni del tipo: “Diamo loro una vita sola e poi subito il paradiso o l’inferno”, questo gli obbligherà ad affrettarsi ad essere miei buoni “segugi”, buoni cittadini, fedeli all’imperatore.

Giacchè non è più tempo in cui l’analfabetismo prevale ..è tempo di imboccarci le maniche e riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte di cosa credere e sulla loro origine.

Rif. Rosen S.


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A te che desideri contribuire ad un mondo di armonia e salute:

Ricorda che Puoi farlo smettendo di fumare.

Fumare alimenta un mercato che provoca gravi danni all’ambiente,

aumenta la povertà

e lo sfruttamento nei paesi meno sviluppati.

Nel mondo ogni anno sono sacrificati 2.5 milioni di ettari di foresta per produrre e seccare il tabacco!

Questa deforestazione accelera la distruzione del suolo, porta alla desertificazione, mette a rischio oltre 2 milioni di specie animali, mette in crisi intere comunità locali, che vivono e lavorano in queste zone.

Nelle coltivazioni di tabacco vengono effettuate in soli 3 mesi ben 16 applicazioni tra pesticidi, fertilizzanti e antiparassitari: queste sostanze sono altamente tossiche!

Il loro uso provoca:

– l’avvelenamento dei suoli, delle acque, degli animali.

– intossicazioni acute nell’umani nelle aree in cui i pesticidi vengono usati più frequentemente;

– aumentano le nascite di neonati con malformazioni…

– queste sostanze, inoltre, uccidono gli insetti che si cibano di larve di zanzare responsabili della diffusione della malaria, provocando un riacutizzarsi di questa malattia.

Smettere di consumare significa smettere di produrre e di infierire su Gaia.

Solo il risveglio di conoscenza e consapevolezza comunitario è possibile portare energia alla solidarietà nella Terra e le creature che sono sua parte, umanità compresa.

Aiutiamoci.

Si può fare.

Info link:

http://www.associazionedifesaconsumatori.it/…/tabacco…/

http://www.articolo21.org/…/il-tabacco-che-uccide…/