Alcuni parassiti diventano particolarmente disperati dopo le devastanti contaminazioni di pesticidi, fertilizzanti e concimi pericolosi chimici gettati a raffica da aerei sulle monoculture imposte nei paesi poveri dalle multinazionali. Diventano disperati perchè vogliono riprodursi in un ambiente sempre più ostile, questione di istinto alla vita. Hanno trovato possibilità di sopravvivere lungo i fiumi, luoghi in cui anche gli esseri umani del posto si accingono e vengono così a contatto con i parassiti stessi, ammalandosi, morendo di sofferenze indescrivibili.   Sono proposte alternative “per curare” gli esseri umani  mentre la causa del problema non viene considerato.  Il problema si risolve affrontandolo principalmente alla sua origine e non esclusivamente alla sua “coda”, altrimenti rischia di essere tutto piuttosto inutile. E’ determinante lo   stabilire divieti alle monoculture, ai pesticidi e concimi chimici.  Intanto non acquistare prodotti da multinazionali che coltivano monoculture in terre povere è una soluzione che possiamo impegnarci a considerare in concomitanza con il “curare” i danni già causati. I consumatori dei paesi occidentali sostengono l’esistenza di questa triste realtà acquistando questi prodotti ed il bestiame alimentato da queste monoculture.  Teniamo anche conto di quanti contadini sono stati “allontanati” con le famiglie dalle loro terre per fare spazio alle multinazionali, privati dunque della possibilità di gestire autonomamente la propria alimentazione e costipandoli nelle bidonville, baraccopoli, slum.

LA MAPPA DELLA CECITÀ

Si stima che la cecità fluviale abbia reso cieche oltre 500 mila persone e abbia provocato gravi deficit visivi ad altre 800 mila. E ogni anno 40 mila nuovi casi di cecità si aggiungono a questa drammatica casistica. Cifre da raddoppiare. Perché la caratteristica di questa malattia è che per ogni cieco ci sono due vittime: il malato e un bambino che da quel momento sarà gli occhi dell’adulto. E per questo non potrà mai andare a scuola, mai giocare, mai allontanarsi. Come un ‘cane-guida’. Il fiume ruba gli occhi e anche l’infanzia.

L’oncocercosi è una malattia infettiva che colpisce occhi e pelle. È causata da un parassita, un verme introdotto nel corpo umano dal morso di un tipo di mosca: la mosca nera. Il nome cecità del fiume, o cecità fluviale (dall’inglese river blindness), deriva dalla maggiore facilità di essere punti in prossimità di fiumi o torrenti, dove le mosche nere si riproducono.
La malattia è presente in 35 paesi in tutto il mondo: 28 in Africa occidentale e centrale, dove si trova la grande maggioranza dei casi, sei in America Latina (Brasile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Messico e Venezuela) e uno nella penisola arabica (Yemen).

IL VERME RESPONSABILE

Il responsabile della cecità del fiume si chiama Onchocerca volvulus, un verme parassita Il parassita può sopravvivere nel corpo umano fino a 14 anni. Le femmine adulte del verme producono milioni di larve microscopiche.
Mentre i vermi adulti si aggregano in noduli sotto la pelle, le larve si diffondono nei tessuti circostanti e nell’organismo fino all’occhio, causando i sintomi e segni della malattia: prurito intenso, lesioni della pelle, maggiore o minore colorazione cutanea, e, a livello oculare, infiammazione, sanguinamenti e altre complicazioni fino alla perdita della vista.
Le ripetute lesioni nel corso degli anni, oltre alla cecità, possono lasciare segni permanenti anche sulla pelle (pelle a leopardo e a lucertola).
L’Onchocerca volvulus è un parassita quasi esclusivo dell’uomo e la mosca nera rappresenta un vettore della malattia, che con le sue punture può trasmettere l’infezione da una persona malata a una sana. Infatti, quando la mosca nera punge una persona infetta, può ingerire le larve che, dai noduli, si diffondono nei tessuti sottocutanei.
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