La nostra Madre Terra:  non ha bisogno di chi la comandi, piuttosto di chi la protegga, onori, valorizzi. Rif.Opera olio su tela di Lisa Sperandio I conflitti, le ingiustizie, la sofferenza che l’umanità semina e raccoglie è frutto di un fondamentale terribile malinteso: il suo modo di concepire il mondo in base ai suoi sensi limitati.  Allontanarsi dalla natura ha dato credito all’illusione che tutto fosse messo a propria disposizione, percependosi come essere superiore. La religione da il contributo a condizionare la possibilità dell’individuo di viaggiare dentro di se piuttosto che fuori di se, per scoprirsi così una creatura che è parte del Tutto con rispettive caratteristiche in grado di custodire. Sappiamo bene quanto fu difficile accettare la teoria che la terra non fosse piatta così come la possiamo tutt’oggi vedere osservandola, camminando.  Il percepirci creature più “divine” rispetto alle altre è esclusivamente un’illusione simile ed è ora di prenderne atto. Ogni elemento è pieno di informazioni, di corpi sottili e meno sottili, e quanto cogliamo con i nostri sensi ne è semplicemente un’interpretazione discutibile: vediamo il sole che “sparisce” pur esso restante nell’universo. Ecco che scopriamo come tutto sia della stessa sostanza e collegato, nulla di ciò che avviene è una questione personale perché andrà sempre ad influenzare ogni altro componente. Quando l’umanità accetta di credere che il suo scopo è quello di evolvere, cioè dal latino e-volvere in quanto rotolare fuori, ignora che lo scopo è guardarsi dentro con umiltà (gesto che invita all’abbassarsi per ascoltare), per fare pace con se stessa e rispecchiare quest’armonia intorno a se, non viceversa. Proficuo è investire energia per un viaggio di conoscenza dentro di noi e non fuori.  Più rendiamo profondo l’abbraccio con la natura interiore e più possiamo trovare il collegamento alla natura che ci circonda e di cui siamo parte costituente, tutti egualmente sacri. La guarigione esteriore ed interiore procedono esclusivamente insieme. Non abbiamo bisogno di aggrapparci a corde come la speranza, destinate ad essere sempre tirate da altri, abbiamo bisogno di darci un permesso a riconoscerci individualmente, a credere nella nostra bontà, nei nostri individuali poteri di guaritori e di creature meravigliose, poteri che abbiamo dimenticato ma non certo perduto. Prendiamo atto di come tutto sia collegato e di come quel tutto sia corrispondente al termine Dio. Il cane che vive con noi percepisce quanto trasmettiamo guardandolo proprio in merito al fatto che tutto è collegato, così come le persone, gli alberi e qualsiasi altro elemento. Non siamo un’oscura presenza e al contrario i nostri passi, i nostri sorrisi, il nostro modo di guardare il mondo possono contribuire a rinforzare la sua bellezza contemporaneamente alla nostra.

Lisa Sperandio