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Umanità- olio su tela di Lisa Sperandio

Quanto accade in questi giorni riguardo alla morte di un carnefice, ci permette di riflettere:  alcune atrocità commesse sono talmente difficili da sopportare dall’anima dello stesso che non ne prendere atto, a meno ché non venga aiutato in questo processo. Ora, possiamo fermarci un poco per valutare come procedere: nuove pene, conflitti,  rabbia e  vendette restituiscono dignità e pace alle vittime e riscrivono diversamente la storia? No.  Le anime dei morti hanno chiesto vendetta? No. Dunque? La soluzione non è tra queste varianti. Abbiamo bisogno di altro, come ad esempio di utilizzare potenziali che ci caratterizzano come specie, tra cui,  il libero arbitrio: quella facoltà di scegliere in base alle conseguenze che la nostra scelta comporta e invigorisce. Nel caso di nuove violenza, indipendentemente dalla motivazione che lo sostiene, invece di interrompere il circolo vizioso, lo rinforza ed alimenta.  Qui non si tratta affatto di giustificare, bensì di comprendere che siamo tutti interconnessi e costituiamo la stessa Unità, di conseguenza anche l’umano che ha compiuto i peggiori delitti è una parte di noi, mentre trasmettere emozioni dolorose non è mai risolutivo. Questi concetti sono riportati in più testi, spesso considerati sacri. La Bibbia CEI, Ezechiele 18-2, spiega: “I padri hanno mangiato l’uva acerba ed i denti dei figli si sono allegati” e Jung ribadiva: “Ciò che non torna alla coscienza si manifesta sotto forma di destino”. Significa che così come vengono ereditati  dagli avi i caratteri fisici, sono trasmessi anche i vissuti, le emozioni,  i traumi. Tutto questo assume, razionalmente, il sapore di una richiesta alla nuova generazione di portare l’armonia mancata ed è determinato da leggi fisiche cosmiche,  definite “karmiche”. Finché l’umanità resta nell’ignoranza di tali leggi e delle grandi personali risorse, gli eventi drammatici persistono. Il dolore, il male, il conflitto ha un senso che niente ha a che fare con tentazioni di creature cosmiche: credere ciò significa continuare a “delegare” ostacolando il cambiamento. E’ tutto molto più semplice e non si tratta allora di castighi e di sacrifici. L’armonia ed il benessere lo possiamo raggiungere “lavorando” dentro di noi con l’ascolto interiore, tramite le  risorse che ci costituiscono come specie, ancora poco riconosciute, tra cui il potere della nostra mente in grado di scegliere: trasmettere altri traumi, altra violenza, oppure accettare il passato come grande lezione da non ripetere nè nel presente, nè nel futuro,  applicando le nostre energie anche per curare ogni ferita esistente: questo lo possiamo fare dando un senso profondo alla nostra vita.  Per il resto, sono solo elementi vitali più grandi di noi umani che possono trasformare i corpi di vittime e di carnefici: a loro tornano e la Sacra Madre Terra, saprà, con tempi necessari, accogliere priva di giudizio e trasformare tutto in splendidi nuovi germogli. LS

IL FATTO IN QUANTO SPUNTO DI RIFLESSIONE: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/05/03/morto-il-carnefice-di-marzabotto.html